❇ 3° episodio della serie “Indovina chi viene a cena? Il grande cinema!”.
Episodi precedenti:
1. Le start-up al cinema
2. Eros e Thanatos nel cinema sull’età di mezzo
3. In missione per conto di Dio
4. La scelta della persona di scienza
5. Mostruoso, morboso e insano
Buongiorno e buon inizio settimana.
Oggi, con queste due citazioni da film indimenticabili, andiamo al cinema, già molti lo stanno facendo tornando nelle sale. Andiamo di cinema perché voglio condividere con voi un gruzzolo di film che ho messo insieme per una delle consuete serate filosofiche organizzate dal mio amico Paolo alla Torre dei Saperi a breve distanza dalla Villa medicea dell’Ambrogiana della quale ho già detto abbastanza.
Durante queste occasioni, tra la cena e la seconda parte, tengo un breve intermezzo chiacchierando di film inerenti al tema della serata. L’evento di dicembre è dedicato al significato dell’esperienza dei preti operai con una testimonianza diretta di padre Beppe Pratesi.
Il taglio
Il dover preparare una lista di film consigliati su un tale tema mi ha dato lo spunto per rivederne in streaming un buon numero e proporne agli attenti convenuti alcuni che ho raccolto sotto la denominazione un po’ impegnativa “La missione di Dio al cinema”.
Giusto per dare un taglio alla rassegna, perché il cinema è stato piuttosto generoso con la figura del sacerdote e con le questioni della chiesa. In Italia la serie Don Matteo (su RayPlay) è arrivata alla 13° stagione tallonando l’inesauribile Grey’s Anathomy che è a quota 19.
Don Matteo, seppur gradevole ed edificante, non sarà nella lista come pure non ci sarà Uccelli di rovo (su YouTube) e neppure Il caso Spotlight (su Netflix), ma neanche il bello e apprezzato Il Dubbio (su Prime Video) con due interpreti colossali come Meryl Streep e il compianto Philip Seymour Hoffman.
Già: Meryl Streep, e le sue brillanti figlie che le somigliano enormemente: Grace Gummer, (38 anni) l’abbiamo vista nella serie Io Robot (Su Prime Video); Louisa Jacobson Gummer, (31 anni) nelle vesti di Marian nella recente ottima serie HBO The Gilded Age (su Sky e NowTv) mentre la maggiore Mamie Gummer (39 anni) lavora più in teatro. Queste ragazze la recitazione l’hanno nel sangue considerando che la madre ha vinto 3 Oscar collezionando 21 candidature (record assoluto) e 9 Golden Globe su 31 candidature (più di qualsiasi altra persona del cinema).
Ho poi scelto i cosiddetti film d’autore, nome orrendo, ma adottato anche da Amazon Prime per una specifica offerta di proiezioni raccolte proprio sotto quel titolo, accessibile con un supplemento di 4,99 euro a Prime e ricca di titoli veramente notevoli. 4,99 è il prezzo di un cappuccino a Starbucks in piazza Cordusio, ma se lo cumuli agli altri abbonamenti cominci ad avvicinarti a una cena da Aimo e Nadia.
La lista l’ho composta nell’ottica dei film d’autore sulla missione sacerdotale e pastorale della Chiesa. Naturalmente è una lista del tutto personale. Chiedo venia per le omissioni e gli eventuali ‘imbucati’, come mi fa già notare il mio amico Enrico per Gran Torino.
Il richiamo del Concilio
Da adolescente sono stato folgorato da Giovanni XXIII e da tutto l’ambaradan del Concilio Vaticano II. Sono cresciuto in una famiglia laica e lontana dalla Chiesa. La mia visione del mondo è stata piuttosto anarchica: vi sono stato sospinto anche da un’indole istintivamente avversa a ogni forma di potere, di gerarchia e di costrizione.
Ecco una straordinaria interpretazione di “Addio Lugano bella” di Pietro Gori, Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, Lino Toffolo, Otello Profazio, Raffaele Pisu, tutte intelligenze profondamente anarchiche.
A quel tempo Chiesa per me era, “il” terreno fertile di tutte le gerarchie. Se poi ci aggiungevi il dogma dell’infallibilità papale, messo da parte da Roncalli, raggiungevi la dimensione della mostruosità ontologica !!!. Ora è, più ragionevolmente, diventata un “Chi sono io per giudicare?”, che è un piccolo distillato di pensiero anarchico. Quell’infallibilità, oggi, sta solo nella testa del capo dello stato-partito cinese. E si sente già che scricchiola.
Poi, è cambiato qualcosa nella mio modo di percepire quel mondo, a me del tutto alieno.
All’inizio è stato il fascino per la figura mite e inclusiva di Roncalli, i suoi tratti umani e il messaggio (quasi quasi libertario, permettetemi di dirlo, e protrattosi ben oltre la sua scomparsa) che trasmetteva. Ma il mio agnosticismo persisteva.
Il potere e la gloria
Fino a quando, sedicenne, ho avviato la lettura, prima casuale e poi avida, di Graham Green, autore non sempre da tutti apprezzato (per esempio, non presso la giuria del Nobel).
Ho ritrovato qualcosa della matrice roncalliana in un romanzo, pubblicato negli Oscar Mondadori (traduzione di Elio Vittorini); la copertina riportava questa dicitura: «Un libro straordinario dove il peccato si fa strumento della grazia» attribuita a François Mauriac, altro autore cattolico, che mi affascinava non poco. Vi ritrovavo molti dei tratti della vita provinciale da lui fustigata (come l’ossessione di “sparare agli uccellini”, “svago” praticato, seppur occasionalmente, anche da mio padre). Quel libro di Graham Green era Il Potere e la gloria.
Dal prete anonimo de Il Potere e la Gloria sono passato speditamente al curato di Ambricourt, anche lui innominato, del romanzo di François Bernanos e da, lì beh… il passo al cinema è stato breve,… ma che passo! Vi ho trovato Robert Bresson. Un autore che non lascia certo indifferenti.
Buona visione!
Diario di un curato di campagna
1951; regia di Robert Bresson; con Claude Laydu; dal romanzo di George Bernanos; 1h 50m; B/N; DVD San Paolo
In un melmoso villaggio della provincia francese, a contatto con un’aristocrazia corrotta e arrogante, circondato da un gretto ambiente contadino e con una chiesa prona allo status quo, un giovane curato, malaticcio e ascetico, porta con fede e rassegnazione la sua croce nell’ostilità e indifferenza generale. Se ne andrà solitario e in pace in una soffitta, accolto da uno spretato. Grande fedeltà al testo di Bernanos. Arte cinematografica al sommo grado di purezza e intensità. Il film termina con le parole “Tutto è grazia!”
Spunto di riflessione: Tutto è davvero grazia?
Nazarin
1958; regia di Luis Buñuel; con Francisco Rabal; 1h 37m; su Prime Video
Nel Messico di Porfirio Diaz, il giovane prete Nazario, umile e pio, vive secondo il Vangelo e segue l’insegnamento della scienza in un paese dove vigono superstizione e idolatria. Bandito dalla sua missione, decide di vivere come gli umili e inizia a vagabondare in un paese lacerato da sopraffazione e piagato da malattie e miseria. La chiesa è inerme. Non si vede salvezza. Mentre tutto chiederebbe salvezza (da non perdere la serie italiana su Netflix). L’unica residua via è accettare il proprio destino. Un film straordinario, addirittura cristologico, per “un ateo per grazia di Dio”, come soleva definirsi il maestro spagnolo, il quale forse, come padre Nazario, non è mai riuscito ad uscire dalla fede.
Spunto di riflessione: La porta di casa è sempre aperta e anche la finestra, entrate e prendete tutto!
Roma città aperta
1945; regia di Roberto Rossellini; con Anna Magnani e Aldo Fabrizi; 1h 40m; su Chili
È il manifesto del neorealismo italiano. Tre storie di sofferenza, lotta e sacrificio nella Roma occupata dai nazifascisiti. Una di queste racconta di Don Pietro Pellegrini, parroco di borgata, che non esita ad accettare l’appello di un comunista di unirsi alla lotta contro gli invasori e i collaborazionisti. Scene memorabili e drammaticamente crudeli e toccanti, come quella della fucilazione del prete in un campo della periferia romana per mano di un plotone di esecuzione di italiani. Quando la storia fa davvero male.
Spunto di riflessione: La missione di un prete è militanza.
Uccellacci e uccellini
1966; regia di Pier Paolo Pasolini; con Totò e Ninetto Davoli; 1h 35m; B/N; su YouTube, Prime Video, Chili
Frate Ciccillo e Frate Ninetto sono inviati da San Francesco in missione per evangelizzare la classe dei passerotti e quella dei falchi. Infine, con grande abnegazione, i due riescono a convertirli, per vedere, subito, che la parola del Vangelo non elimina il conflitto tra le classi di uccelli: i falchi continuano a cacciare e uccidere i passerotti. Lo dicono a San Francesco che li rispedisce in missione perché non c’è alternativa: la parola del Vangelo è l’unica che reca la salvezza. E i due candidi fratini riprendono fiduciosi il loro impossibile apostolato. Strepitosa l’idea dei titoli di testa scritti da Pasolini, musicati da Ennio Morricone e cantati da Domenico Modugno.
Mario Bini
presenta
l’assurdo Totò
l’umano Totò
Il matto Totò
il dolce Totò
nella storia Uccellacci e uccellini
… di Pier Paolo Pasolini.
Spunto di riflessione: si può davvero migliorare questo mondo?
Andrej Rublëv
1966; regia di Andrej Tarkovskij; con Anatolij Solonicyn; 3h 26m, B/N; Su Film Box e YouTube (russo con sottotitoli in inglese)
Russia del 1400 attraversata da violenza e razzie. Il pittore errabondo Andrej Rublëv ha deciso di smettere di dipingere e perfino di parlare. Nel suo desolato errare tra guerra, terrore, torture e morte, si imbatte in un miracolo della vita: il giovane figlio di un mastro campanaro, morto con il suo segreto, forgia una enorme campana di bronzo scongiurando l’efferata rappresaglia dei tartari invasori. Tutti si sciolgono in un pianto liberatorio e Rublëv decide di tornare a parlare e dipingere. La pellicola, chiusa nel bianco e nero come un “Prigione” di Michelangelo nel marmo, diviene un tripudio di colori…
Spunto di riflessione: La grazia fa riacquistare la vista.
Mission
1986; regia di Roland Joffé; con Robert De Niro e Jeremy Irons; 2h 5m; su Prime Video e Now TV
Film reso immortale dalle musiche di Ennio Morricone. Siamo nel Paraguay della metà del 18° secolo. Due missionari gesuiti, molto diversi tra loro, cercano di difendere la tribù dei Guarani, una enclave pacifica e comunitaria perduta nella foresta pluviale, dalle mire territoriali delle corone portoghese e spagnola. La Chiesa, che pure ha visto la purezza dell’esperienza dei due preti, finisce con il chinare il capo di fronte alla determinazione dei colonizzatori di annientare la missione tra i Guarani. Stupenda la fotografia e spettacolari le location. Palma d’oro a Cannes. Candidatura per Morricone agli Oscar 1986 per la miglior colonna sonora, assegnata però ad Harbie Hancock per il film Round Midnight con grande disappunto del compositore romano che abbandonò la sala delle premiazione.
Spunto di riflessione: Dilemma: si risponde alla violenza con la violenza o con la non-violenza? Che ne dicono gli ucraini?
Gran Torino, 2008
2008; regia di Clint Eastwood; con Clint Eastwood e Christopher Carley; 1h 54m; su Apple TV+, Prime Video, Chili
In un quartiere popolare di Detroit, il giovane e presente padre irlandese Janovich cerca di avvicinare alla chiesa il rude, spiccio e conservatore ex-operaio della Ford Walter “Walt” Kowalski che ha appena perduto la moglie, credente e praticante. Walt è cocciuto e renitente, ma il suo cuore è grande e la sua intelligenza sa distinguere il bene dal male e sa come lasciare un segno del suo passaggio sulla terra, come dovrebbe fare ogni cristiano. La sua Gran Torino finisce nelle mani giuste.
Spunto di riflessione: Si può fare più con l’esempio che con la dottrina.
La messa è finita
1985; di Nanni Moretti; con Nanni Moretti; 1h 34m; su Now TV e Chili
Il film di Moretti, meno segnato dall’indignazione e dal sarcasmo tipico del cinema dell’autore romano, è una riflessione credibile sulla condizione sacerdotale in un grande e problematico conglomerato urbano e, forse, sulla impossibilità del compito che questa condizione implica per un sacerdote. Orso d’argento a Berlino. Vediamo un Moretti compiacente e realizzato nelle vesti di Don Giulio. Che sia stata quella del sacerdote la sua vera vocazione?
Spunto di riflessione: La messa è davvero finita.
Il rito
1969; di Ingmar Bergman; con Gunnar Biörnstrand, Ingrid Thulin e Ingmar Bergman; 1h 21m; su Prime Video
Poteva mancare da questa lista il grande Bergman, figlio di un pastore protestante? No!, e svariati potrebbero essere i film che hanno il pedigree per figurarci. Primo fra tutti Luci d’inverno (su Prime Video) parte della trilogia dal significativo titolo Il silenzio di Dio. Vogliamo, però, proporvi Il rito, che è un film sperimentale pensato per la televisione. È un’opera densa, claustrofobica, con gli attori che vorrebbero fuggire dallo schermo come il ragazzo di Pere Borrell del Caso che vuole uscire dalla cornice del quadro: quasi un sasso scagliato in faccia allo spettatore. Nella scena nona, quella del confessionale, è lo stesso regista a interpretare il sacerdote che offre il sacramento a un giudice allucinato e tormentato. Proprio quel giudice che ha ricevuto l’incaricato di processare tre attori accusati d’oscenità. Queste tre figure personificano le tre facce della personalità di Bergman, l’anarchica-epicurea, la socialmente responsabile-consapevole e l’intuitiva-mistica. Ritorna “Il chi sono io per giudicare!”.
Spunto di riflessione: Come si domanda Bergman stesso: si può vedere un film così? Non è meglio un libro? O anche Argentina-Brasile?
Io confesso
1953; di Alfred Hitchcock; con Montgomery Clift e Anne Baxter; 1h 35m; su Prime Video e Apple TV
Il grande maestro inglese, di fede cattolica, costruisce intorno al sacramento della confessione un thriller da par suo, ma non certo ai livelli di Vertigo o Intrigo internazionale. Qualcosa di speciale, però, c’è in questo film ed è Montgomery Clift, l’artista tormentato e affascinante che ha dato il via alla stagione dei “rebels without a cause”, una sorta di esistenzialismo d’oltre Atlantico. Il uno stile recitativo interiore e inquietante, formatosi all’Actors Studio, esce anche in questa parte e sguscia fuori dal controllo capillare che Hitchcock tende ad esercitare su suoi interpreti. Si racconta che non mancarono tensioni sul set tra i due uomini. Clift è padre Logan, un sacerdote canadese che porta il segreto della confessione fino all’ultimo confine. Film ancora guardabile anche se Hitchcock ha dichiarato che non avrebbe mai dovuto girarlo. Però compare nel consueto cameo.
Spunto di riflessione: Quanta motivazione occorre per andare in missione per conto di Dio?
La croce di fuoco (The Fugitive)
1947; regia di John Ford; con Henry Fonda e Dolores del Río; 1h 44m; su Chili
Tratto dal capolavoro del 1940 di Graham Greene, Il potere e la gloria, uno dei romanzi più letti del Novecento. Rivisitato da un maestro del cinema come John Ford, propone e non poteva essere diversamente, un bello spettacolo, ma senza rendere, come fa Bresson con Bernanos, il pathos e la spiritualità che troviamo nel romanzo di Green. John Ford era di origine irlandese e quindi una certa cultura religiosa gli era innata, ma Hollywood lo aveva portato su un’altra strada, quello dello spettacolo per lo spettacolo. Che va benissimo.
Spunto di riflessione: Può Hollywood essere compassionevole?
L’ultima parola al sidolizzatore. Brutta faccenda, il prete: praticare la carriera di presbitero, fino a ‘super-visore’? Diventare Epi-scopo? O invece un ieratico sacerdozio, lontano e misterioso ma anche opportunista e pro-fano? Presso quale datore di lavoro? Un Dio? Una Chiesa? Una Re-ligio? Un Regno Celeste ridotto a patria?… Sai cosa? Ne riparlo prossimamente con Viridiana. Anzi, se la vedi, dimmelo.
Allora aggiungiamo anche Viridiana di Luis Buñuel alla nostea lista, in DVD su Amazon o nel deep web.